Gli Sforza a Vigevano - Sito ufficiale del Palio delle Contrade di Vigevano in onore del Beato Matteo Carreri

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Gli Sforza a Vigevano


Il 13 agosto 1447 morì il Duca Filippo Maria Visconti  ed il giorno dopo a Milano fu proclamata la Repubblica Ambrosiana su iniziativa di alcuni nobili e politici fra cui PierCandido Decembrio. Il borgo di Vigevano diviso in frazioni guelfe e ghibelline aderì alla Repubblica Ambrosiana ma nello stesso momento accettò un Podestà ed il Comandante del Presidio graditi al Conte Francesco Sforza, comandante a sua volta delle truppe Viscontee e poi della Repubblica.
Nel 1449, dopo aver spontaneamente avuto la signoria di Pavia, Francesco Sforza si accinse ad assediare Milano per prenderla "per fame cercando di spargere meno sangue possibile". Fu distolto da questo obiettivo dalla necessità di assediare il borgo Vigevanese che aveva espulso il podestà ed il Comandante del presidio. Lo Sforza passò il Ticino a Parasacco ed intorno al 18-19 maggio arrivò sotto le mura del borgo. Gli abitanti di Vigevano si erano rifugiati tutti in Castello lasciando le mura viscontee indifese, lo Sforza fece venire da Novara il Colleoni con i suoi uomini e pose l'assedio: fece porre le macchine di fronte al luogo detto "Estimo di Costa", fra Porta Nuova e Porta di Valle. I primi giorni furono spesi tra assalti e bombordamenti con i vigevanesi che opponevano strenua resistenza all'arma bianca. Lo Sforza ordinò di proseguire il bombardamento delle mura, ma gli assediati si difesero anche con sacchi di lana che rendevano quasi innocui i proiettili.
Francesco Sforza ordinò un nuovo assalto promettendo cento ducati al primo soldato che fosse entrato, cinquanta al secondo, venticinque al terzo ed il diritto di saccheggio a tutto l'esercito. Per sette volte la fanteria sforzesca assalì le mura e fu respinta, ma all'ottavo assalto gli assediati furono colti in un momento di debolezza e gli sforzeschi riuscirono a superare le difese e trovarono  nel cortile del Castello un forte numero di donne capeggiate da Camilla Rodolfi che, raccolte le armi dei caduti si batterono come uomini. L'avanguardia sforzesca si trovò circondata da un gruppo di donne: la sorpresa diventò panico e per evitare di essere intrappolati tra due drappelli di difesa si ritrirarono nei loro accampamenti. Il 6 giugno 1449 Abramo Ardizzi prese contatti con il Conte Francesco Sforza e trattò la pace. Vigevano accettò Francesco Sforza come suo Signore ottenendo di tenere un contingendo armato, fu anche annullato il diritto al saccheggio, ponendo il borgo sotto la protezione di Bianca Maria Visconti. Le truppe sforzesche sulle prime protestarono ma poi finirono con l'accettare le decisioni del loro Comandante. Il 13 dicembre 1449 furono firmate le norme ed i privilegi concessi dopo la resa del borgo e questi sono conservati in copia cartacea autentica presso l'Archivio Storico del Comune di Vigevano. Il borgo di Vigevano ed il suo Castello fu residenza molto gradita al Duca Francesco Sforza che, quando vi soggiornava amava vedere le donne vigevanesi con la corazza e le armi in ricordo del loro coraggio. A sua volta la Duchessa Bianca Maria Visconti Sforza il 18 aprile 1451 dette alla luce il quarto figlio Sforza Maria che ricevette il titolo di Duca di Bari. Sforza Maria morì nel 1479 ed il titolo di Duca di Bari passò al loro quinto figlio Ludovico Maria, detto il Moro, poi dal 1494 Duca di Milano.


Per quanto attiene i vari personaggi storici ci pare opportuno e necessario accennare brevemente gli aspetti salienti della loro vita in rapporto a Vigevano.

Francesco I Sforza fu valoroso condottiero al soldo di Filippo Maria Visconti. Nel 1441 nella chiesa di San Sigismondo in Cremona sposa Bianca Maria Visconti, ultimogenita del Duca di Milano. Nel 1450 Francesco Sforza e Bianca Maria fanno il loro ingresso a Milano con la popolazione che procalama Francesco come nuovo Duca. Già del 1449 invece Vigevano riconobbe Francesco Sforza come suo signore ed affidò queste terre vigevanasche proprie alla Duchessa Bianca Maria, riconoscendo ai suoi abitanti tutti i privilegi concessi fino ad allora.
Francesco I Sforza favorisce il commercio dei panni di lana, arricchendo le casse del Comune e dà inizio ai lavori di ampliamento del nostro maestoso Castello.

La sua consorte Bianca Maria Visconti Sforza fu figlia legittimata di Filippo Maria Visconti e di Agnese del Maino ed è l'ultima erede della dinastia Visconti al Ducato milanese. Con la procura redatta dal padre, per darla in sposa a Francesco Sforza, la si dota delle città di Cremona e Pontremoli. A sedici anni sposa il maturo condottiero e nel 1444 nasce il primogenito Galeazzo Maria. Forte ed intelligente Bianca Maria collaborò con il marito nel governo del ducato. Ebbe molta cura del borgo di Vigevano, affidatole dal marito e fece in modo che fossero costruite molte chiese e conventi tra cui San Francesco e San Pietro Martire ove visse anche il Beato Matteo Carreri.

I figli dei Duchi rappresentati nella Corte Ducale del Palio sono:
- Galeazzo Maria , primo successore di Francesco I Sforza nel governo del ducato milanese, sposa Bona di Savoia dalla quale avrà GianGaleazzo suo successore. A Vigevano propone opere di abbellimento e nel 1466 fonda a Vigevano la chiesa di Santa Maria degli Angeli.
- Ippolita Sforza fu invece donna di grande cultura ed allieva di celebri umanisti e grammatici. Va in sposa al Duca di Calabria, figlio di Re Ferdinando d'Aragona.
- Ludovico Maria Sforza detto il Moro, Duca di Bari, nel 1479 dopo l'improvvisa morte del fratello Sforza Maria trova un accordo con la cognata Bona facendosi accettare da lei e dal nipote a Milano, quale loro stretto collaboratore e consigliere. Nel 1490 sposa Beatrice d'Este molto più giovane di lui e nel 1493 nasce il primogenito Ercole Massimiliano suo primo successore. Nel 1492 in qualtà di consigliere del nipote reggente fa erigere la Torre, la Piazza Ducale, parte della Falconiera e della loggia delle Dame nel Castello di Vigevano con la preziosa collaborazione di Donato Bramante. Grazie poi all'acutezza del Duca, Leonardo da Vinci operò a Vigevano nel 1494 sistemando razionalmente le acque abbondanti del territorio rendendolo così fertile e ricco.

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